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Sono nato a Mestre nel 1963 e mi sono laureato nel 1992 in antropologia culturale alla Sapienza di Roma con Alberto Cirese. L’anno dopo vinsi una borsa di dottorato in “scienze antropologiche” alla Sapienza, allora diretto da Pietro Clemente. Durante il dottorato frequentai per un semestre l’Università di Militene, nell’isola di Lesbo, e lì decisi di intraprendere la mia ricerca sul campo sulla “questione macedone”. Dal giugno 1995 al febbraio 1997 ho quindi soggiornato in Grecia e dopo un anno trascorso a Salonicco nel giugno 1996 ho iniziato la ricerca sul campo a Neos Kafkasos, un paesino di trecento abitanti sul confine tra Grecia (Macedonia occidentale) e Repubblica (ex Jugoslava) di Macedonia, per indagare le forme dell’appartenenza tra gli abitanti plurilingue della provincia (greco, slavo-macedone, greco del Ponto e della Turchia, arvanitika e vlahika). Questo diffuso plurilinguismo si è sempre scontrato con un discorso nazionale fortemente uniformante, che ha prodotto diverse tensioni sociali, a volte declinate in chiave “etnica”.

Dopo il dottorato, sono stato per nove mesi all’università di Belfast per condurre una ricerca (parte di un progetto europeo) sul ruolo del confine politico nel produrre esclusione sociale. Ritornato dall’Irlanda nel maggio 1999, sono stato quattro mesi in Grecia (finanziamento Prin) e in quell’autunno ho iniziato le mie prime esperienze didattiche, insegnando contemporaneamente a Venezia e all’Institutum Studiorum Humanitatis di Lubiana (Slovenia). Nell’autunno 2000 sono tornato a Roma per lavorare come caporedattore presso Meltemi editore, e dopo due anni ho ripreso la mia attività didattica e di ricerca, insegnando e facendo ricerca, con moltissime tipologie di contratto, presso la Sapienza di Roma, l’Unical (Cosenza), l’università di Firenze, l’Orientale di Napoli e l’università di Teramo. Nel frattempo, non ho smesso di lavorare come traduttore e redattore editorialedi saggistica antropologica, attività che non ho mai interrotto.

Nel 2008 ho vinto un concorso come ricercatore a Tor Vergata e l’anno dopo ho iniziato a insegnare anche al Trinity College Rome Campus. Dal 2015 sono professore associato di Antropologia culturale e dal 2018 sono abilitato di Prima Fascia. Dopo le ricerche sul campo nei Balcani e in Irlanda, il mio ritorno in Italia ha coinciso con un interesse di alcuni anni per i temi dell’antropologia dei media, per poi evolvere verso temi di antropologia urbana. Ho quindi condotto ricerca sulle occupazioni a scopo abitativi, sull’immigrazione bangladese a Roma, su alcune famiglie rom insediate a Roma e sulla vita delle persone carcerate a Rebibbia.

La crisi del Covid mi ha portato a ripensare profondamente il senso e il ruolo dell’antropologia culturale nella vita pubblica e, diversamente da molti colleghi, credo che l’antropologia debba essere, prima che un esercizio di pensiero critico o una forma di attivismo politico, un progetto di cura per le persone con cui interagiamo nelle nostre ricerche. Nell’ambito di questo nuovo orientamento ho dato vita ad numerosi progetti di Terza missione con il mio Ateneo soprattutto nel quartiere di Torbellamonaca e di popolarizzazione del sapere antropologico con la creazione della srl Kami. Dal 2014, poi, anche a seguito della scomparsa dell’amico e collega Massimo Rosati, ho preso a interessarmi di temi legati all’Antropologia religiosa e di lì ai fondamenti dell’antropologia evolutiva.

Sono iscritto dagli anni Novanta alle principali associazioni di antropologi italiani e europei, partecipo abbastanza regolarmente alla vita convegnistica dell’ambito antropologico, e dall’aprile 2023 sono direttore del Museo del giocattolo di Zagarolo. Queste sono le mie pubblicazioni:

 

I was born in Mestre in 1963 and graduated in Cultural Anthropology from the Sapienza University of Rome in 1992 with Alberto Cirese. The following year I won a doctoral scholarship at Sapienza in 'Anthropological Sciences', then directed by Pietro Clemente. During my doctorate I spent a semester at the University of Militene on the island of Lesbos, where I decided to do my fieldwork on the 'Macedonian question'. I then stayed in Greece from June 1995 to February 1997, and after a year in Thessaloniki in June 1996, I began fieldwork in Neos Kafkasos, a small village of three hundred inhabitants on the border between Greece (Western Macedonia) and the then Former Yugoslav Republic of Macedonia (now Northern Macedonia), in order to study the forms of belonging of the province's multilingual inhabitants (Greek, Slav-Macedonian, Pontus and Turkish Greek, arvanitika and vlahika). This widespread multilingualism has always clashed with a strongly unifying national discourse, which has generated various social tensions, sometimes in an 'ethnic' key.

After my doctorate, I spent nine months at Belfast University researching (as part of a European project) the role of the political border in producing social exclusion. Returning from Ireland in May 1999, I spent four months in Greece (Prin funding) and that autumn I began my first teaching experiences, teaching simultaneously in Venice and at the Institutum Studiorum Humanitatis in Ljubljana (Slovenia). In the autumn of 2000 I returned to Rome to work as editor-in-chief at Meltemi editore, and after two years I resumed my teaching and research activities, teaching and researching with various types of contracts at the Sapienza University of Rome, Unical (Cosenza), the University of Florence, the Oriental University of Naples and the University of Teramo. In the meantime, I have continued to work as a translator and editor of anthropological non-fiction books.

In 2008 I won a competition to be a researcher at Tor Vergata, and the following year I also started teaching at Trinity College Rome Campus. Since 2015 I have been an Associate Professor of Cultural Anthropology, and since 2018 I have been a member of the First Faculty. After fieldwork in the Balkans and Ireland, my return to Italy coincided with a few years of interest in media anthropology topics, which then developed into urban anthropology topics. I then carried out research on housing occupations, on Bangladeshi immigration in Rome, on some Roma families settled in Rome, and on the life of prisoners in Rebibbia.

The Covid crisis led me to rethink deeply the meaning and role of cultural anthropology in public life and, unlike many colleagues, I believe that anthropology, before being an exercise in critical thinking or a form of political activism, should be a project of care for the people with whom we interact in our research. As part of this new orientation, I have initiated numerous Third Mission projects with my university, especially in the Torbellamonaca neighbourhood, and the popularisation of anthropological knowledge with the creation of Kami Ltd. Since 2014, also after the death of my friend and colleague Massimo Rosati, I have been interested in topics related to religious anthropology and from there to the foundations of evolutionary anthropology.

Since the 1990s I have been a member of the main associations of Italian and European anthropologists, I participate quite regularly in the anthropological field, and since April 2023 I have been the director of the Toy Museum in Zagarolo. These are my publications:

 

 

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